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IN COSA CONSISTE IL CONFEZIONAMENTO DELLA BIRRA:

 

 La birra può essere commercializzata in diversi contenitori, bottiglie di vetro di diversa capacità, generalmente 33 e 66 cl, ma anche 25 , 37,5 e 75 cl., sia a perdere che a rendere, fusti di metallo a rendere , barattoli di metallo e in qualche caso ancora sporadico in bottiglie di plastica e fusti monouso.

Molto diffuse nel mercato italiano le bottiglie vuoto a perdere, con importanti implicazioni ambientali come l’eccessivo uso di risorse impiegate per produrle, con quote di mercato superiori al 60%, seguite dai fusti, dalle bottiglie vuoto a rendere e dai barattoli.

L’attività di confezionamento richiede linee di produzione che coinvolgono numerose operazioni , con un grado di automazione estremamente elevato sia per singola operazione, sia fra tutte le macchine della linea, collegate fra loro da una medesima logica.

In questa zona della fabbrica nella quale sono coinvolte le efficienze del processo di produzione, si sono concentrati negli ultimi anni gli sforzi delle aziende , tese a razionalizzare sempre di più i processi di un mercato maturo come è quello della birra nei paesi occidentali. Investimenti negli aggiornamenti delle tecniche produttive, nella manutenzione  e nella qualità, altro elemento importante di questo processo, perché è attraverso il contenitore che il prodotto si presenta al consumatore, hanno caratterizzato questi ultimi 15-20 anni. Le politiche commerciali hanno sempre più puntato su questa parte del processo produttivo, per invogliare il consumatore a preferire una birra alla sua concorrente.

Bottiglie a perdere o O.W. (One Way)
 
Depalettizzazione
 
Risciacquo  ed   Imbottigliamento
 
Etichettatura
 
Pastorizzazione  a tunnel
 
Etichettatura e Filmatura pallett
 
Palettizzazione
 
Confezionamento in cartoni
 
Confezionamento in raggruppatori

 
 
Bottiglie a rendere

V.R. (Vetro a Rendere)
 
Prelievo bottiglie dalle casse
 
Lavaggio
 
Etichettatura
 
Pastorizzazione  a tunnel
 
Etichettatura e Filmatura pallett
 
Palettizzazione
 
Posizionamento bottiglie casse
 
Imbottigliamento
 
 

Fusti
 
Depalettizzazione
 
Lavaggio interno ed esterno
 
Etichettatura
 
Palettizzazione
 
Infustamento
 
Pastorizzazione flash della birra

 
 
Barattoli
 
Depalettizzazione
 
Riempimento
 
Palettizzazione
 
Pastorizzazione  a tunnel
 
Etichettatura e Filmatura pallett
 
Confezionamento in fardelli
 
Confezionamento in raggruppatori
 


Le bottiglie O.W., a rendere ed i barattoli possono anche essere pastorizzati flash con relativa modifica del diagramma di flusso.

 

La depalettizzazione e il prelievo dalle casse

Le bottiglie O.W.  sono disposte  su palette avvolte in film plastico, per garantirne la stabilità durante il trasporto, e l’ermeticità ad agenti esterni,  raggruppate in diversi strati. Con quest’operazione che può essere semi o completamente automatica vengono liberate dal film plastico e immesse sui nastri pronte ad essere imbottigliate.

Le bottiglie a rendere sono disposte in casse impilate in pallet, che sono depalettizzate e successivamente prelevate dalle casse, tramite dei  prensori disposte su nastri trasportatori  pronte per il lavaggio. 

 

Risciacquo e Lavaggio


Le bottiglie OW prima del riempimento vengono soffiate con aria compressa e risciacquate con acqua sterile.

Le bottiglie V.R. , che sono sporche principalmente di residui di birra, vengono lavate passando attraverso bagni caustici a temperatura e concentrazione sodica crescente, in quest’operazione viene anche distaccata l’etichetta. Successivamente vengono risciacquate passando attraverso ugelli che erogano acqua all’interno della bottiglia, a temperature via via decrescenti per evitare shock termici dannosi.

 

Il riempimento


E’ un processo che con la moderna tecnologia avviene con notevole efficienza ed anche a notevole velocità, si arriva fino a  70000  e più btg/h da 33 cl.,  per i barattoli si può anche andare oltre queste velocità, che in genere sono quelle determinanti  per l’intera linea che prende sempre a riferimento questa macchina per tarare la velocità delle altre.

Il processo di riempimento deve tenere conto del fatto che la birra normalmente prodotta è una bevanda sovrasatura di anidride carbonica.  Non può quindi avvenire alla pressione atmosferica, versando la birra nel contenitore, in quanto si libererebbe anidride carbonica e il contenitore schiumerebbe, ma deve prevedere un equilibrio fra la pressione del contenitore e quella del serbatoio dove è contenuta la birra che deve essere confezionata.

Tale processo prende il nome di riempimento isobarometrico. Le riempitrici tradizionali di questo tipo hanno raggiunto oramai prestazioni stabili e sono altamente efficienti, spesso al di sopra del 95% di resa . Nel  processo di riempimento si minimizza il più possibile l’incremento in ossigeno della birra, per rallentare i processi di ossidazione, che compromettono la qualità organolettica, soprattutto nel tempo, di un prodotto a bassa fermentazione e pastorizzato. Ciò avviene attraverso due depressioni per aspirare l’aria dal contenitore  e due lavaggi con CO2

Per  evacuare l’aria dai barattoli, non essendo possibile generare depressione, in quanto si deformerebbero, le attuali riempitrici lavorano sui lavaggi con CO2 prima del riempimento e su una abbondante schiumatura prima dell’aggraffatura. L’incremento di O2  è paragonabile a quanto avviene per le bottiglie . Per i fusti quest’effetto è garantito dal lavaggio con anidride carbonica e dalla depressione generata dall’evacuazione del vapore condensato.

Meno critica, per il mondo artigiano, almeno per quella parte che effettua rifermentazioni in bottiglia, è l’assenza di ossigeno, che anzi è un ottimo alimento per i lieviti rifermentanti.

 

 


La pastorizzazione


In birra filtrata, essendoci acidità, condizioni anaerobiche, debole effetto antisettico del luppolo e zuccheri semplici assenti, pochi microorganismi sono in condizioni di svilupparsi, e fra questi non vi sono patogeni. Le più comuni alterazioni, del gusto, dell’aspetto e delle caratteristiche organolettiche possono avvenire ad opera di lieviti selvatici e batteri lattici. 

A questo scopo si effettua la “pastorizzazione”, che consiste nel trattamento termico adatto a renderla commercialmente sterile . L’entità del trattamento  dipende  dal livello di sicurezza a cui vogliamo arrivare, a partire dalla situazione iniziale, e dalla termoresistenza dei microorganismi che in quell’ambiente possono svilupparsi ; in birra generalmente sono sufficienti trattamenti molto blandi dai 10 ai 30 minuti a temperature di poco superiori a i 60°C.

In genere ciò viene effettuato con pastorizzatori a tunnel, nei quali i contenitori confezionati transitano, sottoposti a pioggia d’acqua a temperatura via via crescente nella parte calda, fino ad arrivare a 62-63°C, temperatura alla quale saranno trattati per tempi inferiori a 10 minuti, valore che poi decrescerà fin all’uscita dal tunnel, dove raggiungerà circa 25°C.

Molto  efficienti si sono  rilevati trattamenti di pastorizzazione flash nei quali la birra viene riscaldata molto rapidamente  fino alla temperatura di circa 70°c, tramite scambiatori di calore  a piastre e dopo una breve sosta di circa 1 min, viene rapidamente raffreddata.

Il contenitore viene sterilizzato separatamente, e congiunto alla birra, in un ambiente asettico nel quale non avvengono reinquinamenti.

La pastorizzazione flash ha l’evidente vantaggio di costi d’investimento e di trattamento contenuti, minor ingombro di macchine e quindi spazi ridotti e minor “cottura del prodotto” .

Ovviamente le condizioni di asetticittà sia dei trattamenti che dell’ambiente di riempimento potrebbero essere un punto a sfavore. La maggior parte delle aziende centroeuropee adotta questa soluzione .Numerose però anche le aziende che invece adottano la soluzione del pastorizzatore a tunnel.

E’ anche possibile sottoporre a microfiltrazione  sterilizzante la birra e poi, previo trattamento del contenitore, riempire in maniera sterile, senza pastorizzazione successiva.

Diffusi anche, nel mondo artigiano, prodotti non pastorizzati,  dove la rifermentazione in bottiglia, e la competizione che così si realizza fra lieviti aggiunti e possibili microrganismi alteranti, garantisce il prodotto dall’alterazione. Ovviamente l’igienicità della lavorazione è assolutamente fondamentale per l’ utilizzo di tecniche così poco invasive come le ultime citate 

 

Etichettatura


Le etichette assolvono al compito di fornire al consumatore informazioni riguardo al prodotto e  contenere informazioni prescritte dalla legge.

Attraverso l’etichetta viene sempre di più veicolata l’immagine del prodotto, dall’etichetta trasparente che richiama l’immagine di una birra fresca e naturale, che si lascia penetrare dallo sguardo, senza segreti, a quelle in carta che possono essere caratterizzati con infinita fantasia.

 

Prescrizioni di legge :

-         Nome o ragione sociale del prodotto

-         Stabilimento di produzione

-         Nome commerciale del prodotto

-         Tipologia merceologica

-         Contenuto nominale

-         Grado alcolico

-         TMC ( termine minimo di conservazione) mese ed anno di scadenza, preceduto da : da consumarsi preferibilmente entro..

-         Ingredienti


Le etichettatrici che svolgono il compito di apporre le etichette alle bottiglie, in genere pastorizzate,sono macchine particolarmente complesse, in funzione della vestizione che può prevedere 3 o anche  4 operazioni separate, per  etichetta di corpo, retro etichetta, collarino e stagnola , generalmente sul collo della bottiglia. Notevole è la precisione e l’accuratezza che è richiesta anche in funzione dell’elevata  velocità , 60.000 btg/h da 33 cl.  Successivamente a questa operazione avviene la codifica, a getto d’inchiostro, o per incisione della carta dell’etichetta con raggio laser, dove è indicato il TMC( termine minimo di conservazione) e i dati caratteristici del lotto di produzione.

 

Confezionamento in cartoni,  in raggruppatori ed in casse


Le bottiglie etichettate vengono confezionate in cartoni, sia per raggrupparle, sia per proteggerle dalla luce, che ha un effetto negativo sulla qualità organolettica della birra. Le macchine che eseguono quest’operazione sono complesse, dovendo garantire l’incontro in fase, a velocità che possono arrivare a 60 cartoni /minuto fra il pacco predisposto di bottiglie ed il cartone steso, e il successivo incollaggio del pacco.

Quest’operazione può essere preceduta dal raggruppamento, in un’apposita confezionatrice, in cluster da 3, 4 o 6 bottiglie che sono le confezioni che troviamo nei punti vendita.

Le bottiglie V.R., invece vengono confezionate, tramite prensori in casse di plastica.

 

Palettizzazione


E’ la fase finale del confezionamento, durante la quale i cartono o le casse sono disposti su pallet, suddivisi per strati, avvolti di film plastico per garantire stabilità e protezione dall’esterno,ed etichettati con i dati identificativi a garantirne la rintracciabilità.

 

 

Controllo di processo


E’ indispensabile, per arrivare sempre più all’approccio “zero difetti” e garantire il consumatore che quanto sta acquistando è conforme alle sue aspettative, a quanto comunicato dall’azienda e rispetta le prescrizioni di legge, che il prodotto da immettere sul mercato sia adeguatamente controllato.

Oltre ai controlli effettuati dagli operatori sulla produzione e dal personale di Assicurazione Qualità a campione, molto sviluppata è la tecnologia delle macchine ispettrici elettroniche .


-Ispettori a videocamera per bottiglie vuoto a rendere, posizionati a valle delle lavatrici, prima del riempimento, che controllano la presenza di corpi estranei e l’integrità della bottiglia, sia nella bocca, sia sul fondo, sia lateralmente. 

 -Ispettori all’uscita delle riempitrici che controllano il giusto livello di birra nella bottiglia o nel barattolo, la presenza del tappo, attraverso sensori di conducibilità ed a raggi gamma.

 -Ispettori all’uscita delle etichettatrici, che eseguono i medesimi controlli, con l’aggiunta della presenza della vestizione e della codifica.

 -Ispettori all’uscita delle incartonatrici o delle incassettatrici che controllano che in ogni cassa/cartone ci sia il numero corretto di bottiglie/barattoli

 

11 febbraio 2011                                         Dr. Paolo Mazzola

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